Valencia

Inutili lezioni di spagnolo/1

Quando sono partita per l’erasmus non parlavo una parola di spagnolo. La settimana prima della partenza un amico mi ha insegnato giusto le frasi fondamentali per cercare casa. Tipo: “¡Hola, llamo por el piso!” [piso = appartamento]. Il resto l’ho imparato sul campo, e ricordo chiaramente molti momenti in cui ho imparato una nuova parola o espressione. Credo che succeda a tutti quelli che imparano una lingua vivendola

All’inizio, dicevo, conoscevo alcune frasi atte alla ricerca di una stanza in affitto. Quindi, per esempio, sapevo chiedere “Quanto è la caparra?” o “C’è il riscaldamento?”, ma non conoscevo termini più semplici tipo i numeri.

Alla fine di una faticosa telefonata di risposta a un annuncio prendo appuntamento per andare a vedere l’appartamento:

Lui (tradotto dallo spagnolo): “Allora ci vediamo a tal ora in via tal dei tali, numero cien
Ing. : “Numero que?!”
Lui: “Cien…”
Ing. : “…”
Lui: “Cien… Uno, zero, zero”
Ing. : “Aah! Ciento!”
Lui: “No… cien.”
Ing. : “Ah… ok… scusa”

Ecco come ho imparato a dire 100 in spagnolo.

Dichiarazione d’Amore

Erasmus ValenciaHo fatto l’Erasmus a Valencia. Probabilmente chi mi conosce in the-real-life starà sbuffando dopo aver letto le due parole “Erasmus” e “Valencia”. Si perchè effettivamente ne parlo spesso (troppo?), e me ne rendo perfettamente conto. Ma non posso farci nulla se è la cosa più interessante che mi è mai capitata.

E sono stata ben attenta a scrivere “più interessante” e non “più bella” così Lui non si offende.

Chiusa parentesi ♥, e continuiamo.

Quando ho inoltrato la domanda di partecipazione ero single. Non ero particolarmente felice ma nemmeno particolarmente triste. Avevo voglia/bisogno di fare qualcosa per me, che mi mettesse alla prova. C’erano un sacco di cose di cui pensavo “Bello! Ma io non ci riuscirei mai…”. Vivere un anno all’estero era una di quelle.

Quando sono partita non ero più single, e devo dire che non sono stati dieci mesi molto facili… in quei dieci mesi credo di aver volato più di quanto farò nei prossimi dieci anni. Per tornare da Lui. Ho anche pianto tantissimo, perchè Lui mi mancava. E io, che sono particolarmente incline al melodramma, mi struggevo. Oh come mi struggevo.

Ero arrivata quasi ad odiarla, quella città. Tanto da non rendermi conto che in realtà l’amavo, e amavo tutte le persone che ci avevo conosciuto, tutte le esperienze che avevo vissuto. La settimana successiva al mio rientro scrissi un elenco di cose che non avrei mai voluto dimenticare dell’Erasmus, ma ancora non mi rendevo conto di quanto quei mesi mi sarebbero restati dentro.

In effetti sono passati tre anni e sinceramente non passa un singolo giorno in cui non pensi a Valencia. Alla mia coinquilina che beveva troppo ma era (sembrava?) sempre lucidissima. Al mio coinquilino che mi aveva promesso un disegno ma ovviamente non me l’ha mai fatto. Al mio pesce rosso, ora canuto ma ancora vivo. A N. (che beve) e A. (che cucina) con cui non sono più molto in contatto ma cazzo quanto mi mancano le serate con loro…

Dicono che l’Erasmus ti cambi per sempre. Non so se vale proprio per tutti, ma per me è assolutamente vero.

Nostalgia? Più o meno. Quando ci penso non mi sento triste, anzi! Voglia di tornare? No. Ci sono tornata l’anno scorso, e per un po’ non mi va di ripetere l’esperienza (a meno che N. e A. non si decidano a farsi un weekend con me!). Si tratta di un capitolo ormai chiuso, ma sono estremamente orgogliosa di averlo vissuto.